Anestesia dal dentista:quando occorre farla e quali tipi esistono
 

Quando occorre fare l’anestesia dal dentista e quali tipi esistono?

Gennaio 27, 20200

Gli anestetici locali usati dai dentisti causano una perdita di sensibilità temporanea in una zona precisa e circoscritta del corpo, senza provocare l’addormentamento.

 

Sappiamo bene che l’odontoiatra durante i suoi interventi può ricorrere all’anestesia locale; ma che cos’è esattamente? 

L’anestesia locale si avvale di una classe particolari di farmaci, gli anestetici, che causano una perdita di sensibilità in una zona precisa e circoscritta del corpo, senza causare nel paziente uno stato di incoscienza (a differenza degli anestetici totali, che provocano l’addormentamento). 

L’anestesia del dentista come agisce sul nervo?  

Da un punto di vista molecolare, questo può avvenire per l’azione sui nervi (che normalmente trasmetterebbero fastidio e dolore) con due diversi meccanismi:  

  • perché si inibisce l’eccitazione nelle terminazioni nervose (cioè non rilevano gli stimoli nella zona anestetizzata)  
  • inibizione della conduzione dei nervi periferici (cioè rilevano gli stimoli ma non li trasmettono). 

Che caratteristiche deve avere un anestetico locale per i denti? 

Il primo anestetico locale della storia fu scoperto nel 1884 da un oculista viennese, Carl Koller, che ottenne un effetto anestetico sulla propria congiuntiva instillandovi la cocaina; da lì 10 anni dopo fu sintetizzata la procaina, primo anestetico locale sintetico.  

Da allora sono stati fatti moltissimi passi in avanti, e ad oggi si possono indicare precisamente le caratteristiche che deve rispettare un anestetico locale: 

  • Non deve irritare il tessuto e la zona applicata. 
  • Non deve danneggiare permanentemente i nervi della zona applicata. 
  • Deve essere potente ed efficace senza danneggiare il tessuto. 
  • Non deve causare allergie ed avere una bassa tossicità sistemica. 
  • Deve essere stabile in soluzione e metabolizzato in modo rapido dal corpo. 
  • Deve durare abbastanza per ultimare il trattamento, ma non tanto da recuperare entro troppo tempo la sensibilità della zona trattata. 
  • Deve avere un periodo di latenza quanto più breve possibile (ossia non deve passare troppo tempo fra la somministrazione e la comparsa di un possibile effetto collaterale). 
  • Deve essere sterile o sterilizzabile senza deteriorarsi 
  • Infine deve essere efficace sia iniettato nel tessuto, sia applicato localmente sulle mucose e sulle gengive. 

Quali tecniche anestetiche usa il dentista? 

Il dentista ricorre a queste tecniche di anestesia per lo più nei casi in cui il suo intervento possa provocare dolore al  paziente, o possa provocargli agitazione o se lo stesso soffre di dentofobia, cioè una paura incontrollabile del dentista.  

Il paziente deve rivolgersi al dentista con la sicurezza che verrà fatto tutto il possibile per evitargli ogni sofferenza, per questo il dentista utilizza, con perizia e accortenza, l’anestesia locale, che può essere: 

  • Anestesia di superficie, applicando uno spray locale, una soluzione o una crema sulla mucosa da trattare. E’ di breve durata e limitata sull’area in cui si è applicata. 
  • Anestesia d’infiltrazione, che prevede un iniezione dell’anestetico locale nei tessuti da anestetizzare. Si utilizza quando l’area da trattare non è superficiale. 
  • Anestesia tronculare o detta anche anestesia blocco nervoso, dove l’anestetico locale è iniettato nella vicinanza di un nervo periferico. Si usa quando si deve anestetizzare un’area nervosa più vasta rispetto a quella che si raggiungerebbe con gli altri due tipi di anestesia. 
  • Anestesia intraligamentosa, che si può utilizzare al posto della tronculare se i pazienti hanno malattie coagulative o diabete; infatti in questi pazienti la tronculare potrebbe provocare emorragie, perciò questa tecnica può essere impiegata sia assoluta sia associata ad altre. 
  • Anestesia intrapulpare, impiegata in endodonzia per trattare la pulpite in pazienti con poca sensibilità o refrattari all’anestesia. In questo caso l’anestetico si inietta tramite l’ago direttamente nella camera pulpare, con effetto immediato 

Reazioni avverse all’anestesia 

Gli anestetici in una piccola percentuale dei pazienti possono dare delle reazioni di tossicità o ipersensibilità alla molecola. 

Innanzitutto la tossicità degli anestetici locali è dose dipendente (più se ne assume più può dare tossicità) e varia in base al modo di somministrazione, al sito in cui sono introdotti, e non per ultimo dalle condizioni generali del paziente (specie se soffre di insufficienza epatica, renale o nefropatia diabetica).  

Per questo, l’anestesia deve essere utilizzata nella dose minima per essere efficace: in questo sta la professionalità e competenza del medico dentista.  

I segni di tossicità sono estremamente rari, tra i più gravi ci somo agitazione, tremori-convulsioni, bradicardia, difficoltà respiratoria; con frequenza leggermente maggiore possono manifestarsi sintomi come nausea, vomito, iperventilazione, sudorazione, disorientamento o lieve bradicardia o ancora mimare una reazione allergica. 

Le reazioni allergiche riguardano invece meno dell’1% dei pazienti e si manifestano di solito come evento unico, entro pochi minuti o qualche ora dalla somministrazione del farmaco. 

Ecco perché il professionista dopo aver completato l’intervento consiglia al paziente di restare qualche minuto sulla sedia, per accertarsi che il paziente abbia sopportato bene l’anestesia. In ogni caso è sempre consigliabile farsi accompagnare da qualcuno se durante la visita odontoiatrica si deve subire unanestesia. 

 

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