L’alitosi è una patologia molto frequente nella nostra pratica quotidiana, dalle forme piú severe a quelle piú leggere e non costanti si calcola che oltre il 25-30% della popolazione ne è afflitta.
Le cause di un alito cattivo possono essere di varia natura; nella maggior parte dei casi, fino al 80%, il cattivo odore ha origine direttamente nel cavo orale, molto spesso a causa di residui di cibo che si accumulano e che vengono trasformati dai batteri normalmente lí presenti, soprattutto nel caso di una insufficiente igiene orale anche su denti e lingua, condizione questa aggravata da una ridotta idratazione della mucosa orale.
Quando la causa non è in bocca, possono essere varie le patologie responsabili dell’alitosi:
Piú raramente il disturbo è causato dai cosí detti cibi volatili e altre sostanze:
Esistono poi tutta una serie di concause che possono aggravare il problema:
Se aggiungiamo a tutto questo lo stress il fumo e l’alcol la situazione non migliora.
Il dentista tramite una visita specialistica fa la diagnosi di quelle che sono le patologie causa dell’alitosi, e, si redige il piano terapeutico per porre rimedio al disagio del paziente.
Tutte le condizioni orali in cui aumentano l’entitá della colonizzazione batterica e/o la quantitá di residui alimentari, essudato, pus, tessuti necrotici, sono una comune causa di alitosi accentuata.
I soggetti in condizioni di scarsa igiene orale, i pazienti con ampie lesioni cariose aperte noncurate, i pazienti affetti da gengivite, da gengivite acuta ulcerativanecrotizzante da parodontiti, da infezioni odontogene e non odontogene dei tessuti molli, acute e croniche, da stomatiti acute o croniche ulcerative non trattate come le malattie bollose, l’eritema multiforme orale, le gengivastomatiti erpetiche, le candidosi acute presentano solitamente alitosi persistente di variabile intensitá.
Nei pazienti portatori di neoplasie maligne vegetanti e/o ulcerate l’alitosi è principalmente dovuta al ristagno di residui alimentari e alla presenza di tessuto necrotico, con conseguente accentuazione della putrefazione proteica batterica. I pazienti nel periodo postoperatorio conseguente a interventi chirurgici endorali possono presentare accentuata alitosi se non vengono messe in atto misure per la detersione delle ferite e per il controllo della loro superinfezione da parte dei microrganismi dei biofilm orali.
Le irregolarità strutturali della superficie dorsale della lingua, quali le fissurazioni piú o meno profonde e più o meno numerose, costituiscono un fattore favorente il ristagno di residui proteici e microrganismi con produzione di composti alitogeni.
Similarmente, tutte le situazioni iatrogene che favoriscono l’intasamento e la ritenzione di placca batterica, di detriti organici e alimentari e che rendono inefficaci le manovre di igiene orale personale sono favorenti l’insorgenza di alitosi piú o meno accentuata: ad esempio la presenza di restauri incongrui senza rispetto del punto di contatto o del profilo anatomico degli elementi dentali e le superfici dei materiali da restauro non adeguatamente levigate.
Un discorso a parte merita la considerazione del ruolo delle protesi parziali o totali rimovibili: alitosi, gengivite e parodontiti. Il riscontro di microrganismi gram negativi e anaerobi nei biofilm linguali di soggetti affetti da alitosi, ad esempio Treponema Denticola, Porpkiromoncs Gingivalis e Bacteroides Forsytkus, noti parodontopatogeni, e la dimostrazione della loro attivitá come produttori di VSC rende ragione del fatto che l’alitosi sia uno dei sintomi principali associati alle gengiviti e alle parodontiti: le medesime specie batteriche colonizzano infatti i solchi gengivali patologici.
In soggetti affetti da parodontite sono stati riscontrati strumentalmente nell’atmosfera orale livelli di composti volatili sulforati otto volte superiori a quelli del gruppo di controllo con condizioni di buona salute dei tessuti parodontali; la produzione di VSC tendeva ad aumentare secondo un rapporto di proporzionalitá diretta con la misura della profonditá delle tasche parodontali presenti.
L’analisi dei composti volatili solforati orali nei soggetti con patologia parodontale evidenzia una frazione maggiore costituita da metilmercaptano derivante dalla metionina presente nel fluido crevicolare, la cui essudazione è aumentata in caso di malattia attiva. Anche il sanguinamento gengivale contribuisce a fornire in questi pazienti ulteriori fonti di substrati proteici per i microrganismi produttori di VSC (composti volatili solforati).
Il problema dell’alitosi solo apparentemente ha rilevanza in esclusivo ambito cosmetico. La diagnosi e il trattamento dell’alitosi possono avere una notevole importanza in termini di promozione della salute orale in senso lato, poiché il regime di trattamento è essenzialmente fondato sul miglioramento delle condizioni igieniche generali del cavo orale; il trattamento adeguato dei problemi di alitosi puó inoltre incidere notevolmente sul benessere psicologico del paziente e risolvere disagi di natura emotiva incontrati nel rapporto del paziente con i propri simili. L’approccio terapeutico utile per la maggior parte dei pazienti che lamentano il problema dell’alitosi consiste essenzialmente nell’attuazione di un programma di miglioramento delle pratiche di igiene orale personale, particolarmente finalizzato al trattamento della patologia parodontale se presente e alla limitazione della proliferazione dei microrganismi alitogeni della superficie dorsale della lingua con pratiche igieniche specifiche e di semplice esecuzione. Il ruolo motivazionale del medico, insieme alla somministrazione di opportune istruzioni e alla prescrizione di adeguati presidi, riveste ovviamente una importanza primaria per ottenere la necessaria collaborazione da parte del paziente. Uno dei principali problemi nella gestione clinica del paziente affetto da alitosi rimane infatti la difficoltá di autostima delle condizioni del proprio alito da parte del paziente non adeguatamente istruito. Un utile metodo individuale rimane quello proposto da un grande maestro dell’odontoiatria italiana. In un editoriale di alcuni anni fa, Carlo Guastamacchia consigliava, per autovalutare il proprio alito, di effettuare uno sciacquo e un gargarismo orale con 50 ml di acqua tiepida, per un minuto, eliminare l’acqua in un bicchiere, coprire per qualche minuto per consentire l’incubazione, e quindi odorare. È semplice, ma funziona.